Tarantella, lingua grecanica e bergamotto. Sono questi i tre elementi che fanno di Condofuri uno dei centri più caratteristici della Calabria Greca.
Condofuri si compone di un territorio complesso e ricco di insediamenti diversi per storia e tradizioni: Condofuri Superiore e Marina, San Carlo, Amendolea e Gallicianò.
Condofùri (“Condochùri”) il cui asse principale è oramai orientato soprattutto sulla marina (Condofùri Marina), mantiene parte degli uffici amministrativi a Condofùri Superiore. La sua posizione storica, un tempo marginale rispetto ad Amendolèa e Gallicianò, contenuta nel toponimo (“Condo-Chùri”, “vicino al paese”) è stata ribaltata dalla tendenza generale odierna degli abitanti ad abbandonare le aree interne privilegiando i quartieri nati nella marina.
NOME
Koundouroi è citato per la prima volta in un documento catastale bizantino della metà dell’XI secolo. Il nome del centro, derivante dal greco Kontochori, significherebbe “paese basso” o “vicino al paese”, in riferimento a Bova o a Gallicianò.
STORIA
Secondo la tradizione, Condofuri sarebbe stata fondata dagli abitanti di Gallicianò. A conferma di questa tesi, una relazione di Mons. Morabito, vescovo del luogo, risalente al 1754, narra che la chiesa di Condofuri non aveva un parroco perché, essendo una “non antica colonia” di Gallicianò, il villaggio ne era alle dipendenze anche per la cura delle questioni spirituali.
Gli studiosi fanno risalire le origini del borgo di Condofuri al periodo della dominazione romana.
Il villaggio di Amendolea, invece, nasce probabilmente come baluardo di confine del territorio di Locri ed è probabile che nel medioevo il villaggio ebbe una certa rilevanza commerciale e militare per la sua posizione strategica. Definitivamente abbandonata dopo il terremoto del 1908, l’Amendolea storica fu ricostruita come piccolo borgo agro-pastorale ai piedi della grande rocca sulla quale ancora oggi sono visibili i ruderi del castello Ruffo.
SCOPRIRE IL BORGO
Appollaiato a 300 metri dal mare, il piccolo comune vanta una entroterra praticamente intatto, dominato dall’imponente fiumara Amendolea: l’antica autostrada verso l’Aspromonte, ancora oggi percorribile a piedi fino alle suggestive cascate Maesano. Nel borgo, abitato ancora da pochi anziani, era maestosa, la grande chiesa di San Domenico, ricca di importanti sculture lignee databili dal Sei al Novecento.
Il centro di Condofuri è davvero caratteristico, con case e strade disposte a gradinate che alternano terrazze a balconi ricchi di fiori.
Da vedere la Chiesa Parrocchiale, di antica fondazione, che conserva al suo interno numerose opere di artisti locali, il castello di Amendolea, visibile già dalla strada provinciale, che conserva i muraglioni merlati e i resti di un torrione e che secondo la leggenda era unito da una galleria segreta alla frazione di San Carlo di Condofuri.
Un’attenzione particolare merita Gallicianò, unico borgo interamente ellenofono, anche se la lingua grecanica qui utilizzata è confinata in un ambiente sempre più esclusivamente domestico. Gallicianò è nota in tutta l’area per l’alta conservatività rispetto alle tradizioni grecaniche, non solo in ambito linguistico ma anche musicale, gastronomico, rituale. Qui nel ‘99 è stata aperta la piccola chiesa ortodossa di Panaghìa tis Elladas (Madonna dei Greci). La chiesetta, di tipico impianto contadino, edificata dall’architetto Domenico Nucera ristrutturando una casa in pietra nella parte alta del paese, è aperta al culto e rappresenta la testimonianza di un rinnovato clima ecumenico e di un ritorno degli ortodossi in siti d’antichissimo culto greco.
Oggi l’asse di Condofùri è orientato soprattutto sulla marina (Condofùri Marina), anche se mantiene parte degli uffici amministrativi a Condofùri Superiore.
Condofuri Marina, e le sue spiagge, si popolano d’estate di una buona presenza di turisti. Non dimentichiamoci che l’Area Grecanica è la meta ideale per chi ama il mare e la montagna. Entrambi infatti sono raggiungibili con pochi chilometri.
TARANTELLA GRECANICA
Il fulcro della tarantella grecanica sta nel tamburello che in tale contesto diventa protagonista assoluto, non solo strumento di accompagnamento. Questa danza tradizionale fa parte del patrimonio grecanico e offre uno spettacolo le cui radici affondano nell’antichità.